Archivio - Mario Rusconi

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Mario Rusconi
Spesso,troppo spesso, l'opinione pubblica ed I media tendono a dimenticare che la reintroduzione dell'educazione civica nelle scuole si concretizza non solo nell'insegnamento delle norme e delle istituzioni del nostro Paese ma anche,direi soprattutto, nel dialogo didattico che coinvolga i nostri studenti per una formazione ed un' educazione che accompagnino la fondamentale istruzione che si sviluppa nelle aule.
Molte sono le iniziative che stanno svolgendosi nelle scuole.
In diversi istituti della Capitale viene letta in queste ore una bella poesia di Ennio Cavalli dedicata alla tematica della violenza sulle donne  in occasione della giornata di riflessione indetta x oggi.
Rientrano altresi nella sfera dell'educazione civica anche tutti quegli accorgimenti  utili a permettere un dialogo  educativo efficace, come ad esempio non utilizzare il cellulare durante le ore di lezione.
In molte scuole,infatti,i telefonini vengono depositati all'ingresso in aula e restituiti alla fine delle lezioni.
Particolarmente educative appaiono anche le misure disciplinari che,da anni ormai,sono adottate quasi dappertutto da parte dei docenti  di fronte ad episodi di bullismo.
Ci si riferisce alle misure compensative del danno arrecato,inducendo gli autori di atti riprovevole a trascorrere uno o più giorni (a seconda della gravità dei fatti,come stabilito dallo Statuto degli studenti  ,1998 e 2007) in biblioteca, in separazione dalla propria classe, a svolgere ricerche sull'argomento che ha causato la sanzione, a stilare una relazione in merito e,poi,ad esporla all'intera classe.
Naturalmente facendo in modo che chi ha commesso un atto di prepotenza o di bullismo chieda poi scusa del suo comportamento a chi ha procurato una lesione di dignità.
Il tutto in chiave educativa e con quella prospettiva di rispetto, di concordia e di amicizia che deve affermarsi tra i nostri ragazzi.
Ben diverso il caso qualora si compiano atti gravi di violenza contemplati dalle leggi,per i quali la scuola ha l'obbligo di rivolgersi alla magistratura .
Fra pochi giorni inizia il nuovo anno scolastico e fra poco più di due settimane prenderanno anche avvio le lezioni, ma ancora non c’è chiarezza su alcune questioni importanti.
Per esempio non si sa di preciso che fine farà la didattica a distanza (o meglio la didattica digitale integrata).
La questione è un po’ complicata perché le linee guida di inizio agosto e la stessa nota ministeriale di pochi giorni fa non fanno cenno al problema.
Ma c’è chi fa osservare che il comma 4 dell’articolo 3 del DL 52/2021 recita esattamente:  “Gli alunni delle scuole primarie, delle  scuole  secondarie  di primo e secondo grado e del sistema di istruzione e formazione professionale in isolamento ai sensi dell'articolo 10-ter in  seguito all'infezione da SARS-CoV-2, possono seguire  l'attività scolastica nella modalità della didattica digitale integrata su richiesta della famiglia o dello studente, se maggiorenne”.
Tale disposizione sembra prescindere dalla situazione di emergenza.
D’altronde la stessa nota ministeriale dello scorso 19 agosto fa un elenco accurato delle disposizioni di legge che cessano di essere in vigore a decorrere dal 1° settembre ma non fa alcun riferimento al 4° comma dell’articolo 3 di cui abbiamo detto.
C’è però un problema di non semplice soluzione perché il CCNI del 25 ottobre 2020 che regolamenta l’attività di didattica a distanza lega tale attività allo stato di emergenza.
E siccome lo stato di emergenza verrà a cessare il 31 agosto, a partire dal 1° settembre dovrebbe cessare anche l’esigenza di organizzare le attività scolastiche con la modalità della didattica a distanza.
“La situazione  è piuttosto confusa e da qualche giorno riceviamo richieste di aiuto da parte di molti colleghi dirigenti scolastici. Abbiamo chiesto al Ministero di intervenire per chiarire la questione, ma per il momento non abbiamo ancora avuto una risposta”.
“Credo che sarebbe necessario che il Ministero fornisca qualche indicazione in modo da evitare comportamenti difformi nei diversi territori”.
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